saul1.doc salvato 9 dicembre 1997, ore 1.30
Atto primo
Il
vero protagonista dell’oratorio è Davide, l’eroe emergente, che
provoca l’invidia del vecchio re Saul, che ha l’onore del titolo
soprattutto perché è lui il soggetto del vizio descritto,
l’invidia, appunto.
Nella
prima scena il coro, il soprano e un terzetto presentano il
personaggio di Davide.
Nella
seconda scena Davide appare in carne ed ossa. Egli viene presentato
dal grande sacerdote Abner a Saul. Questi ora cerca di approfittare
del prestigio e delle capacità del giovane e gli chiede di restare
presso di lui. Per invogliarlo maggiormente gli promette in sposa la
propria figlia Merab. Questa però non apprezza il giovane eroe, che
non ha abbastanza sangue blu per i suoi gusti. Invece sua sorella
Micol già prova per lui sentimenti amorosi e non approva
l’atteggiamento altezzoso di Merab. Allo stesso tempo nasce
l’amicizia per Davide dell’altro figlio di Saul, Gionata, che -
al contrario della sorella – dice di disprezzare nascita e beni e
di preferire la virtù. Ma arrivano le fanciulle del paese a fare
festa. Si ascolta una sinfonia.
Nella terza scena si svolge la festa: il coro
esalta sia Davide che Saul, ma più il primo che il secondo, perché
ha ammazzato più gente. Ciò suscita l’invidia di Saul, che pensa
che forse non gli resta che cedere il trono al giovane.
Nella quarta scena
Gionata disapprova la ‘gaffe’ del coro e Micol consiglia a Davide
di addolcire la furia di Saul con il suono dell’arpa. Poi la stessa
Micol racconta di come Davide è effettivamente riuscito ad addolcire
Saul.
Nella
quinta scena il grande sacerdote Abner descrive Saul in preda alla
rabbia. Davide prega Dio di controllare lo spirito maligno del re. Ma
non viene esaudito. Saul si scatena e lancia un giavellotto contro
Davide. Ma non lo colpisce. Allora comanda a Gionata di ucciderlo.
Nella
sesta scena si vede Gionata combattuto tra l’amore filiale e
l’amicizia per Davide. Ma la lotta interiore si conclude con il
rifiuto di obbedire al padre. E con il coro che chiede a Dio di
conservare in vita Davide
Si
conclude il primo atto.
Atto
secondo
La
prima scena del secondo atto consiste
in una riflessione del coro sull’invidia, che è il vizio
caratteristico di questo oratorio di Händel.
Nella
seconda scena abbiamo un dialogo tra i due amici, Gionata e Davide.
Gionata dice che è più facile che il Giordano scorra verso la
sorgente piuttosto che lui torca un capello all’amico. Inoltre dice
a Davide che Saul ha cambiato idea sul matrimonio della sua figlia
maggiore Merab con Davide, il quale ne è contento, perché aveva
capito che questa era ‘dispettosa’, a differenza della sorella
Micol.
Nella
terza scena entra di nuovo in scena Saul, che chiede al figlio se ha
obbedito all’ordine di uccidere Davide. Gionata cerca di dissuadere
il padre dai suoi propositi omicidi e sembra di esservi riuscito.
Saul giura che non ucciderà il giovane e chiede a Gionata di
invitarlo a tornare a corte.
Nella
quarta scena Saul sembra riconciliarsi con Davide, cui promette in
sposa stavolta l’altra figlia, Micol. Ma segretamente Saul conta
sul fatto che i Filistei uccideranno Davide.
La quinta scena è il
colloquio tra i due promessi sposi: un vero e proprio duetto d’amore.
Dopo il duetto il coro riafferma il principio che chi cammina nella
via del Signore non ha nulla da temere dai nemici.
Nella
sesta scena ritroviamo i due fidanzati che si incontrano dopo la
guerra contro i Filistei dalla quale Davide – contro le attese di
Saul – è uscito indenne. E racconta che il re ha tentato di
ucciderlo di nuovo. Davide ride della persecuzione e non ha paura. Ma
Micol lo spinge a fuggire.
Infatti
nella settima scena emissari di Saul cercano Davide, che viene
convocato a corte. Micol risponde che Davide non può andare perché
è malato. Ma il messaggero di Saul scopre che nel letto non c’è
l’eroe, ma un fantoccio.
L’ottava
scena consiste in un monologo di Merab che ora passa dalla parte di
Davide e comincia anch’essa a preoccuparsi della sua possibile
uccisione.
La
scena nona rappresenta Saul alla festa del novilunio: dopo un brano
strumentale, Saul, in un monologo, si compiace della sua prossima
vendetta su Davide.
Nella
decima si scontrano di nuovo Saul e Gionata, che difende Davide.
Saul, al colmo della rabbia, tenta di uccidere il suo stesso figlio
con un giavellotto. Il secondo atto si conclude con una riflessione
del coro sui perversi effetti della rabbia.
Atto
terzo
La
prima scena ci mostra
Saul, travestito, che si appresta a chiedere aiuto, per i suoi fini
vendicativi, alla strega di Endor.
Nella
seconda scena si svolge il colloquio tra Saul e questa strega. Saul
le chiede di evocare il profeta Samuele. La strega evoca gli spiriti
infernali.
Nella
terza scena appare effettivamente Samuele, che però si rifiuta di
dare a Saul l’aiuto richiesto e lo rimprovera di aver risparmiato
l’Amalecita, preferendo dedicarsi al saccheggio. Per questo motivo
Dio gli ha tolto il regno, preferendo Davide. Un nuovo brano
orchestrale funge da intermezzo che precede la presentazione della
nuova situazione, nella scena quarta.
Qui
abbiamo l’incontro tra Davide e un Amalecita, che torna dal campo
di battaglia in cui padre e figlio, Saul e Gionata, sono morti
entrambi. Saul, ferito dai Filistei sul monte Gelboe (lo stesso monte
presso il quale Giosuè disse la famosa frase: “Fermati, o sole!”),
ha chiesto a questo Amalecita (cioè un israelita della stirpe di
Amalec), di finirlo. Ma Davide, che non apprezza l’eutanasia,
maledice l’Amalecita e lo fa uccidere da uno dei suoi servi.
Una
marcia funebre precede la quinta ed ultima scena che ha per
sottotitolo “Elegia sulla morte di Saul e Gionata”. Il
lamento funebre viene cantato dal coro, dal gran sacerdote, da Merab,
da Davide e da Micol. Dopo i discorsi funebri su Saul (di cui ora
vengono dimenticati tutti i difetti) il gran sacerdote e il coro
invitano Israele e a confidare nel nuovo re, Davide.
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