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martedì 24 gennaio 2012

il Messia di Haendel. Guida all'Ascolto.

[file] 17 maggio 1998 MESSIAH/Piero
   IL "MESSIA" DI G. F. HAENDEL (1685-1759)
Oratorio per soli, coro e orchestra
L'oratorio è stato composto da Georg Friedrich Haendel (1685-1759) nel 1741, in 24 giorni, in un tempo molto inferiore a quello che è necessario oggi per prepa­rarne l'esecuzione. La prima esecuzione è invece avvenuta nel 1742, a Dublino; gli incassi vennero devoluti al miglioramento delle condizioni dei detenuti delle carceri. In Inghilterra, invece, la prima esecuzione ebbe luogo il 23 marzo 1743 al Covent Garden. Grazie alla sua popolarità l’oratorio fu più volte rielaborato da altri musicisti. Tra queste rielaborazioni va ricordato quella di Mozart, col testo tradotto in tedesco (che è stata eseguita dal coro del CIMA qualche anno fa).


    L'argomento è l'attesa della nascita del Messia e il suo futuro destino in
terra. I testi sono tratti  dal vecchio e dal nuovo testamento. In realtà sulla
vita di Cristo ci si limita a citare i  passi evangelici  sulla sua nascita.
L'argomento, insomma, verte più sulla funzione del Cristo che non sul suo
insegnamento o sulla sua vita. La forma musicale dell’oratorio corrispondeva a
quella di una specie di melodramma senza costumi e senza azioni. Ma nel
‘Messiah’ l'aspetto drammatico è quasi assente, mentre prevale quello
didascalico. Ciò nonostante,  in  occasione di una esecuzione del 1743, esso è
stato chiamato "Grand Divertissement'!.
    L’oratorio è composto in tutto di 52 brani:
- recitativi
- arie
- accompagnati
- cori
- un duetto
- due parti solamente strumentali (l'ouverture e la  "pifa"). 
    Alcuni  brani ("And He shall purify",  'His yoke is easy",  "For unto us",
"And we Like sheep" e "O death where is thy sting?") Haendel  li  ha ripresi
da altri pezzi che aveva già composto prima.  Gli  altri brani sono stati
composti specificamente per questo oratorio.  Di vari brani esistono diverse
versioni dello stesso Haendel, che ha lungamente rielaborato  l'opera in
 occasione delle  sue diverse esecuzioni.

1. Sinfonia (3'5")

    Classica ouverture alla francese, divisa in due parti: grave / allegro
moderato. Il movimento lento iniziale, che viene ripetuto due volte, è
caratterizzata dal ritmo puntato (alternanza di semiminime puntate, del valore
di 3/8 con crome (valore di 1/8)). Questo ritmo richiama alla mente lo
spettacolo del potere monarchico assolutistico francese: la solennità
dell’incedere del re e dei cortigiani.
    La seconda sezione, allegro moderato, è un fugato dall’andamento piacevole
e spigliato, che inizia con oboi e violini all'unisono; dopo quattro battute si
inseriscono anche altri strumenti (fagotti, viole, basso continuo). Alla fine
si torna per un momento al lento iniziale con quattro battute di conclusione.
2. Accompagnato (tenore) (3’ 2")

Testo
    Comfort ye my people, saith your God. Speak ye comfortable to Jerusalem,
and cry unto her, that her warfake is accomplished, that her iniquity is
pardoned. The voice of him that criuth in the wilderness: “Prepare ye the way
of the Lord, make straight in the desert a highway for our God."
                                    (Isaia,  40.1-3)

Traduzione
    Consolate,  consolate  il mio popolo,  dice il  vostro Dio. Parlate al
cuore di Gerusalemme e ditele forte che finita è la sua servitù,  scontata la
sua colpa, che ha ricevuto dalla mano del  Signore il doppio per tutti i suoi
peccati. Voce di uno che grida: "Nel deserto drizzate la via del Signore,
raddrizzate nella steppa la strada del nostro Dio'."
(Isaia,  40.1-3)

Commento
    E' proprio molto bello, e apre degnamente l'oratorio. Dopo qualche battuta
degli archi soli, dolci, in tempo "larghetto e piano",  il tenore intona un
canto nobile e solenne, che poi si allontana dallo stile della semplice
declamazione per ampliarsi in una vera e propria melodia spiegata. Le
progressioni servono a dare maggiore forza di convinzione al contenuto del
testo e a far capire che veramente “finita è la servitù” del popolo d’Israele.
Torna poi il tono da recitativo, che preparare la successiva aria, dello stesso
tenore.

3. Aria (tenore) (3,35")

Testo:
    Ev'ry valley shall be exalted, and ev'ry mountain and hill inade low, the
crooked straight, and the rough places plain.
                                        (Isaia, 40.4)
Traduzione
    Si colmi ogni valle, ogni monte o colle si abbassi, l'erta si cambi in
piano, la roccia in pianura.
(Isaia, 40.4)

Commento
    L'aria del tenore è la logica continuazione del precedente "accompagnato",
così come il testo è la continuazione immediata del testo precedente di Isaia,
che allude all'abbassamento di ogni gloria umana di fronte alla gloria di Dio.
La menzione della “valle", luogo geografico profondo, è contrassegnato da un
movimento melodico ascendente (perché la valle "si colma"). La descrittività
quindi si basa qui non sul signi­ficato letterale del testo, ma su quello
‘morale’, sul loro senso ‘rivoluzionario’ (ogni cosa si converte nel suo
contrario, anticipazione della rivoluzione cristiana) e non sulle associazioni
suscitate dalle singole parole. Logico è quindi anche il successivo vocalizzo
che ‘esalta’ l’espressività della parola "exalted", (nel testo della Bibbia
concordata: "si colmi"). La successiva menzione della montagna che si
abbassa è indicata da un innalzamento e successivo immediato abbassarsi della
linea melodica, con sosta sulla nota bassa. La pianura, invece, è indicata da
note che restano alla stessa altezza o che compiono solo una leggera
ondulazione. La cosa si ripete, e l'aria si conclude con una frase retorica e
breve coda strumentale.

4. Coro (3'02")

Testo
    And the glory of the Lord shall be revealed.  And all flesh shall see it
together, for the mouth of the Lord hath spoken it.
                                           (Isaia, 40.5)

Traduzione
    Apparirà pertanto la gloria del Signore e ogni uomo vedrà la sua
magnificenza. Così ha parlato la bocca del Signore.
(Isaia, 40.5)

Commento
    Anche questo testo è la continuazione immediata dei testi precedenti. La
breve introduzione orchestrale introduce i primi due dei quattro temi usati nel
brano (corrispondenti,  rispettivamente alle quattro semifrasi del testo: 1)
"la gloria del Signore"; 2) "apparirà"; 3) "e ogni uomo vedrà la sua
magnificen­za"; 4) "Così ha parlato la bocca del Signore". I quattro temi si
annunciano l'uno dopo l'altro, ma poi si intrecciano a vicenda. Il primo tema
viene cantato prima dai contralti e poi dalle altre tre voci. Questo tema deve
essere piaciuto molto a Haendel, perché si ritrova anche in un concerto grosso.
Subito dopo i tenori attaccano il disegno discendente del secondo tema, seguiti
da bassi e soprani. Breve intreccio dei due temi con loro distribuzione tra le
diverse voci, poi qualche battuta di sola orchestra, e i contralti, di nuovo,
attaccano il terzo tema, piuttosto statico, seguiti dai tenori. Subito dopo
bassi e tenori, all’unisono intonano il declamatorio "cantus firmus" del quarto
tema, basato su due sole note. Il terzo e il quarto si intecciano tra loro,
finchè riappare il primo che questa volta si intreccia con il terzo, e poi con
il quarto modificato. Si continua in questo gioco combinatorio tra i quattro
temi fino alla conclusione arcaica di una cadenza "plagale", (successione di
sottodominante-tonica, invece della normale cadenza dominante-tonica).

5.    Accompagnato (basso) (1'26")

Testo
    Thus saith the Lord, the Lord of Hosts. Yet  once a little while, and I
will shake The heav'ns and the earth, the sea and the dry land, and I will
shake all nations; and the desire of all nations shall come.
                                                    (Haggai, 2.6-7)
    The Lord, whom ye seek, shall suddenly come to His temple even the
messenger of the Covenant, whom ye delight in: behold, He shall come, saith the
Lord of Hosts.
                                          (Malachia, 3.1)

Traduzione
    Infatti, così dice il Signore delle schiere: ancora un poco e io scuoterò
il cielo e la terra, il mare e il  continente.  Io scuoterò tutte le nazioni e
affluiranno i tesori di tutte le nazioni.
(Aggeo, 2.6-7)
    Ecco,  io mando il mio messaggero,  e spianerà il cammino dinanzi  a me; e
Tosto verrà nel suo tempio il Signore che voi cercate e l'angelo del patto che
voi bramate, ecco, viene, dice il Signore delle schiere.
(Malachia, 3.1)

Commento
    Il brano inizia in tipico stile declamatorio (sottolineato anche
dall’accompagnamento puntato degli archi) che è giustificato col fatto che il
testo funge da preannuncio delle parole di Dio. Subito dopo abbiamo un
descrittivo vocalizzo sulla parola "shake" (scuotere), che dà appunto la
sensazione di qualcosa che viene scosso. La "scossa" si ripete alcune volte.
Nuovo passo declamatorio per annunciare la venuta del Signore e il brano si
conclude.

6. Aria (basso o contralto) (4’ 15’’)

Testo
    But  who may abide the day of His coming,  and who shall stand when He
appeareth? For He is like a refiner's fire.)
                                        (Malachia, 3.2)

Traduzione
    Chi potrà sopportare il giorno della sua venuta? Chi potrà reggere alla sua
apparizione? Si, egli è come il fuoco del fondi­tore.
(Malachia, 3.2)

Commento
    L'aria si caratterizza per l'alternanza tra parti di anda­mento melanconico
(tempo: larghetto in 3/8; tonalità: la minore) e altre movimentate (tempo:
prestissimo, in 4/4; tonalità: fa maggiore).
    L’orchestra introduce il ‘larghetto’, enunciando la melodia poi ripresa dal
solista. Cantante e strumenti dialogano mestamente sulla base delle due domande
iniziali di questo brano di Malachia. Poi, siccome si parla di "fuoco",
strumenti prima e solista dopo si scatenano in un movimento molto veloce, con
vocalizzi discendenti sulla parola "fuoco", appunto. Continuando ancora il
"prestissimo”, il solista riprende la seconda frase del testo, restando un po'
fermo sulla stessa nota, perché sta parlando di "stand when he appeareth",
"reggere alla sua apparizione". Dopo un nuovo ‘larghetto’ riappare il
‘prestissimo’ con i vocalizzi su "fire". Una breve frase declamatoria in
"adagio" e breve conclusione solo strumentale di nuovo in "prestissimo”.

7. Coro (2'35")

Testo
    And he shall purify the sons of Levi,  that they may of fer unto the Lord
an offering in righteousness.
                                        (Malachia, 3.3)

Traduzione
    Ed egli purificherà i figli di Levi ed essi sarannoper  il Signore quelli
che portano offerte giuste.
(Malachia, 3.3)

Commento
    Il testo è continuazione di quello precedente (qualche paro­la del testo
biblico viene però saltata). Melodia molto grade­vole, con piacevoli vocalizzì.
sulla prima semifrase, fino a "Levi", i soprani propongono un fugato, seguiti
da bassi, contralti e tenori. Quando la scena si è riempita e le quattro voci
si sono ben mischiate in modo polifonico, si passa alla seconda semifrase, di
carattere omofonico (tut­ti cantano contemporaneamente le stesse parole, anche
se le note sono diverse). Probabilmente questo avviene perché il rito
dell'offerta sacrificale ha qualcosa di "corale", di gente che canta con lo
stesso ritmo. Subito dopo riprende l'andamento polifonico sulla prima
semifrase, con varianti rispetto alla prima versione. Alla fine breve ripresa
della parte omofonica sulla seconda semifrase e conclusione quasi sommessa.

8.    Recitativo (contralto) (0'21")

Testo:
    Behold,  a virgin shall conceive, and bear a son, and shall calì his name
Emmanuel, "God with us".
                                    (Isaia, 7.14)

Traduzione
    Ecco la giovane concepisce e partorisce un figlio che chia­merà Emanuele
("Dio è con noi").
(Isaia, 7.14)

9. Aria (contralto) 3,35")

Testo
     O thou that tellest good tidings to Zion, get thee up into the high
mountain. O thou that tellest good tidings to Jerusalem, lift up thy voice with
strength; lift it up, be not afraid, say unto the cities of Judah, behold your
God!
 (Isaia, 40.9)
    Arise, shine, for thy light is come, and the glorv of the Lord is risen
upon thee.
                                            (Isaia, 60.1)

Traduzione
    Sali sopra un alto monte, messaggera di Sion tu, alza con forza la tua
voce, messaggera di Gerusalemme, alzala senza timore, di' alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio".
(Isaia, 40.9)
    Sorgi, splendi, chè la tua luce viene, la gloria del Signore brilla su di
te.
(Isaia, 60.1)

Commento
    E’ un’aria molto bella. La melodia, scorrevole e convincente, è la stessa
Del successivo coro,  che viene qui anticipato. Strumenti e solista si
alternano in un dialogo piacevole e garbato. Sulla frase ‘Behold your God’
alcuni rallentamenti del discorso musicale sottolineano la solennità della
situazione (“Ecco il vostro Dio”). Più avanti, nella seconda frase di Isaia,
sono da notare gli ovvi vocalizzi sulla parola "glory". Senza soluzione di
continuità si ha poi il successivo





10. Coro 1'30")

Testo
    O thou that tellest good tidings to Zion, good tidings to Jerusalem, arise,
say unto the cities of Judaha Behold your God, the glorv of the Lord is risen
upon thee.
            (Isaia, 40.9 - Isaia, 60.1)

Traduzione
    O tu, che annunci una lieta novella a Sion, lieta novella a Gerusalemme,
alzati, annuncia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio. La gloria del Signore
si leva su di te.
                                      (Isaia, 40.9 - Isaia, 60.1)

Commento
    La melodia è la stessa dell'aria, che qui viene introdotta in forma di
canone, con un accenno di polifonia a cui segue ben presto un ritorno allo
stile omofonico. Ci sono inoltre diverse altre varianti rispetto alla versione
per solista e il tutto qui è più breve.

11. Accompagnato (basso) (1'56")

Testo
    For  behold,  darkness shall cover the earth,  and gross darkness the
people; but the Lord shall arise upon thee, and His glory shallbe seen upon
thee. And the Gentiles shall come to thy light, and the kings to the brightness
of thy rising.
                (Isaia, 60. 2-3)

Traduzione
    Ecco,  infatti,  la tenebra copre la terra e fitta nebbia i popoli. Ma su
di te brilla il Signore e la sua gloria appare su di te. Alla tua luce
cammineranno le nazioni e i re allo splen­dore del tuo brillare.
(Isaia, 60. 2-3)

Commento
    Il  tremolio dell'introduzione orchestrale già rende l'atmosfera di buio e
di nebbia a cui allude la prima parte del testo. Haendel, che in vecchiaia
diventò cieco o quasi, era molto sensibile ai temi del ‘buio’ e tratta sempre
questo argomento con molta genialità. Quest'atmosfera misteriosa continua
durante la prima frase dell'intervento del basso.  Poi, con la seconda frase e
la menzione della ‘tua luce’, abbiamo un po’ di chiarore, il tremolio (prodotto
da duine di semicrome) scompare, la melodia si fa più cantabile, con vocalizzi
sulle parole "arise" ("brilla") e "gloria". Meno interessante la terza frase.
L’accompagnato ha la funzione di preparare l’aria dello stesso solista, che
infatti viene subito dopo senza soluzione di continuità.


12.    Aria (basso) (3' 12")

Testo:
    The people that walked in darkness have seen a great light. And they that
dwell in the land of the shadow of death, upon them hath the light shined.
(Isaia, 9.1)



Traduzione
    Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce; sugli abitanti
nella terra dell'ombra e della morte risplendette da sopra una luce.
(Isaia, 9.1)

Commento
    Anche in questo testo,  all'inizio si evoca il buio. E l'at­mosfera è resa
qui in modo analogo, ma diverso da quello dell'ac­compagnato precedente: duine
di crome (invece di semicrome), forte andamento cromatico (intervalli di
semitoni invece che di toni interi), andamento tortuoso della melodia. Questo
lo sentia­mo nella breve introduzione orchestrale, con archi e fagotti
all’unisono, e nella prima parte dell'intervento del basso, mentre pronuncia,
due volte, le parole del testo fino a "tenebre" ("darkness"). Poi continua la
frase e alla parola “luce” il canto del basso si illumina con un lungo ‘re'
alto. Il discorso prosegue così, con varianti, ripetizioni della prima frase e
nuove fermate o vocalizzi sulla parola "light". Qualche battuta di sola
orchestra dello stesso tipo dell'introduzione,  ma su note diverse, dà l'avvio
alla seconda frase del testo, che ha carattere identico, salvo a concludersi,
invece che sulla luminosa parola "luce", sull'oscura parola “mor­te", e quindi
con una nota tenuta bassa, invece che alta. Poi, di nuovo, riappare il
riferimento alla luce. Abbiamo ancora una ripetizione, con varian­ti,
dell'ultima frase, e siamo arrivati alla conclusione.

13. Coro (4'02")

Testo:
    For unto us a child is born,  unto us a Son is given,  and the government
shall Be upon His shoulder,  and His Name shall be called: Wonderful,
Counsellor, The Mighty God, The Everla£ting Father, The Prince of Peace'.
                                            (Isaia, 9~5)

Traduzione
    Ci è nato un pargolo, ci è stato donato un figlio, sulle cui spalle è il
Principato e il cui nome è: mirabile consigliere, Dio potente, padre perpetuo,
principe della pace.
(Isaia, 9,5

Commento
    E’ uno dei cori più belli dell’oratorio. Allegro e infantile. Dolce e
spigliato. Di evidente carattere natalizio, come del resto suggerisce il testo.
La melodia era già stata utilizzata da Haendel in un’aria compo­sta poco prima
del “Messia” (”No di voi non vo’ fidarmi”).
    Il primo tema del brano viene elaborato in parte in forma di canone. La
melodia è articolata in una prima frase con varie note ribattute, seguite da
alcuni gruppi di 3-4 e poi dalla ripetizione della prima frase seguita da un
lungo vocalizzo.
    Questa melodia viene intonata prima dai soprani, poi dai tenori, dai
contralti e infine dai bassi, con piacevole intreccio di voci. Poi, sulla
seconda frase (“sulle cui spalle è il principato”, ecc.) si ha una melodia
nuova, puntata, di carattere più marziale. La intonano per primi i tenori, poi
i soprani, e poi, insieme, i bassi e i contralti. A questo punto, dopo la prima
fase nettamente polifo­nica, le quattro voci si trovano insieme a declamare in
modo omofonico i titoli del Signore esposti nelle ultime parole del testo
(”mirabile consigliere”, ecc.). Riprende poi il canone sulla prima frase, con
varianti. Riprende poi anche il tema marziale e l’elenco degli attributi, anche
qui con varianti rispetto alla prima versione. Di nuovo il primo tema, con
altre varianti e modulazioni. Di nuovo il tema marziale e l’enunciazione degli
attributi divini, mentre ci pensano i violini a eseguire la frase delle
semicrome. E poi appare per l’ultima volta il primo tema. Ma questa volta, dopo
l’avvio dato dai bassi, le voci si trovano insieme due a due (bassi e tenori
cantano la prima parte della melodia e contralti e soprani eseguono insieme il
vocalizzo a due note di distanza). Di nuovo abbiamo il tema marziale, a canone,
tra le voci femminili, e omofonicamente tra quelle maschili, e si va verso la
conclusione strumentale.

14. Pifa (2'29")

Commento
    Dopo l’ingenuo canto natalizio che abbiamo appena ascoltato, ci sta bene un
intermezzo strumentale che ci ricordi le zampogne dei pastori che sono tra i
primi testimoni della nascita di Gesù.
    E infatti ecco una "pifa" (la parola ha la stessa etimo­logia di "piva").
L'orchestra imita un po' il suono delle cornamuse, con lunghi "pedali" del
basso (il "pedale" è una nota bassa tenuta a lungo per sottolineare l'armonia). La melodia ha la struttura di una ‘siciliana’ (in 12/8), genere che veniva
spesso usato per i pezzi di carattere pastorale, come questo, appunto.

15. Recitativo, Accompagnato (soprano) (2'30")

Testo
    There where shepherds abiding in the field, keeping watch over their Flocks
By night. And lo, the angel of the Lord came upon them and the glory of the
Lord shone round about them, and they were sore afraid. And the angel said unto
them: Fear not, for behold, I bring you good tidings of great joy, which shall
be to all people. For unto you is born this day, in the city of David, a
Saviour, which is Christ the Lord. And suddenlv there was with the angel a
multitude of the heavenly host, praising God and saying:
                                (Luca, 2, 8-11, 13)


Traduzione
    Vi erano dei pastori in quella stessa regione, che passavano la notte
all'aperto, facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si
presentò loro e la gloria del Signore risplendette intorno ad essi, sicché
temettero grandemente. L'angelo disse loro: "Non temete!  Ecco, vi porto una
lieta novella che sarà di grande gioia per tutto il popolo:  Oggi nella città
di Davide è nato un salvatore che è il Cristo Signore." E subito si unì
all'angelo una moltitudine della milizia celeste che lodava Dio e diceva:
(Luca, 2, 8-11, 13)

Commento
    Il  brano si  compone di 4 battute di  recitativo normale, (prima  frase
del testo), 7 battute di “accompagnato” (seconda frase),  di nuovo 9 battute dì
recitativo normale (terza frase) e infine di altre 6 battute di "accompagnato"
(quarta frase).
    Interessante è soprattutto il secondo accompagnato, che con il fremere dei
violini allude allo svolazzolare delle ali  degli  angeli, e prepara il clima
per il coro che viene immediatamente dopo.

16. Coro (‘ 54’’)

Testo
    Glory to God in the highest, and peace on earth, good will towards men.
                                            (Luca, 2. 14)
Traduzione
    Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona
volontà.
(Luca, 2. 14)

Commento
    E' un vero e proprio piccolo “Gloria”, ridotto alla sua prima frase, e ha
tutte le caratteristiche dei tipici Gloria. La prima frase è cantata (sullo
sfondo di uno svolazzare di semicrome dei violini che alludono allo svolazzare
degli angeli) da tutte le voci ad eccezione dei bassi. E questo perché la
gloria di Dio è qualcosa di molto alto, e quindi ci vogliono voci molto alte.
Invece bassi e tenori, senza le voci femminili, intonano, subito dopo, la prima
parte della seconda frase ("and peace on earth"), con valori più lunghi, quindi
di fatto più lentamente, come suggerisce il testo (la gloria è veloce, la pace
è tranquilla). Soprani, contralti e tenori ripetono la prima frase con qualche
variante, e lo stesso fanno poi, con l'altra, tenori e bassi. 
    Poi c'è una brevissima fuga, iniziata dai bassi, sulle ultime parole del
testo ("good will  towards men”) che modificano un po' il  testo evangelico
(invece di "agli uomini di buona volontà abbiamo: “Buona volontà agli uomini").
Ritorna poi, preannunciata dal già sentito svolazzare di semicrome dei violini,
la gloriosa frase iniziale. Adesso abbiamo anche la partecipa­zione dei bassi,
forse perché questi hanno dimostrato 1'buona volontà"  e quindi sono diventati
degni di glorificare Dio. E infine una versione modificata della precedente
fughetta, inizia­ta stavolta dai contralti, e conclusione orchestrale, che,
stra­namente, nonostante il carattere trionfalistico del brano, è in pianissimo.

17. Aria (soprano) (4'21")

Testo
    Rejoice greatly, O daughter of Zion, shout, O daughter of Jerusalem!
Behold, thy King cometh unto thee. He is the righteous Saviour, and He shall
speak peace unto the heathen.
                                    (Zaccaria, 9. 9-10)

Traduzione
    Tripudia assai, figlio di Sion, grida di gioia, figlia di Gerusalemme. Ecco
a te viene il tuo re: egli è giusto e vittorioso. Egli annunzierà la pace alle
nazioni.
(Zaccaria, 9. 9-10)

Commento
    E' una delle arie più belle. La melodia, annunciata nel preludio
orchestrale, con i suoi scatti ascendenti e i suoi lunghi vocalizzi, descrive,
appunto, il tripudio ("rejoice"). Il carattere del canto cambia quando inizia
la semifrase "egli è giusto”. Qui l'an­damento melodico è più piano, più dolce,
quasi mesto (la tonalità è anch’essa cambiata, passando dal si bemolle maggiore
al sol minore). La melodia non è più scattante, piena di salti, ma si basa
soprattutto su intervalli congiunti (di un tono). Torna poi la gioiosa frase
iniziale, con varianti rispetto alla prima versione.

18. Recitativo (soprano)  (0'27")

Testo
    Then shall the eyes of the blind be open'd, and the ears of the deaf
unstopped; then shall the lame man leap as an hart, and the tongue of the
dumb shall sing.
            (Isaia, 35. 5-6)
Traduzione
    Allora gli occhi dei ciechi si apriranno, e l'orecchio del sordo udrà; il
paralitico correrà come un cervo e la lingua del muto canterà.
                            (Isaia, 35. 5-6)

19. Aria (soprano) (4'27")

Testo
    He shall  feed His flock like a shepherd, and He shall gather the lambs
with His arm and carry them in His bosom, and gently lead those that are with
young.
                                        (Isaia, 40.11)
    Come unto Him all ye that labour, come unto Him that are heavy laden, and
He will give you rest. Take His yoke upon you, and learn of Him for He is meek
and lowly of hearth, and ye shall find rest unto your souls.)                                            (Matteo, 11.26-29)

Traduzione
    Come un pastore pascola il suo gregge, col suo braccio lo raduna; porta al
seno gli agnelletti, alle loro madri provvede.
(Isaia, 40.11)
    Venite a lui voi tutti che siete stanchi e affaticati e lui vi ristorerà.
Prendete il  suo giogo su di voi e imparate da lui che è mite e umile di cuore
e troverete riposo alle vostre anime.
(Matteo, 11.26-29)

Commento
    Aria molto bella. La melodia è di nuovo una ‘siciliana’, in atmosfera con i
riferimenti pastorali del testo (anche se si tratta di ‘pecore’ metaforiche).
L’andamento dolcemente altalenante, con l’alternanza di salite e discese,
allude all'atteggiamento protettivo del pastore verso il suo gregge.

20. Coro (2'20")

Testo
    His yoke Is easy. His burthen is light.
        (Matteo, 11.30)

Traduzione
    Il  suo giogo è soave e il suo peso è leggero.
                                 (Matteo, 11.30)
Commento
    Il testo continua quello precedente. La melodia, svelta e leggera, allude
alla "leggerezza"  del peso e alla soavità o facilità ("the yoke Is easy") del
giogo. Tutti cantano, a canone,  la stessa melodia, con sovrapposizioni
polifoniche. Anche i ripetuti  vocalizzi, proprio sulla parola “easy”,
sottolineano, con la loro mobilità, la "leggerezza" che si vuole significare.
Verso la  fine il  carattere cambia un po’, con l’apparizione di qualche nota
più lunga. Riprende il tema iniziale e poi conclusione un po’ più lenta e
leggermente solenne, forse per giustifi­care la fine della prima parte.

FINE DELLA PRIMA PARTE
SECONDA PARTE


21.Coro (2'34")

Testo
    Behold the Lamb of God, that taketh away, the sin of the world'.
                            (Giovanni, 1.29)

Traduzione
    Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo.
(Giovanni, 1.29)

Commento
    Il  tempo è "largo". La melodia è molto statica, dolente, caratterizzata da
una frase discendente dal ritmo puntato, che subisce diverse varianti
mantenendo invariato il suo carattere per circa 1'20". Sulla seconda semifrase,
si ha un rovesciamento: dopo un inizio dei soprani da soli che intonano una
specie di cantus firmus sulla stessa nota, il senso del movimento è diventato
ascendente, anche se il ritmo resta lo stesso. Nuova frase dei soprani soli e
ripresa di questo secondo tema, e infine conclusione affidata all'orchestra che
riprende in forma riassuntiva il primo tema.

22.    Aria (contralto)  (9'38")

Testo
    He was despised and rejected of men, a man of sorrows, and acquaintud with
grief.
                                            (lsaia, 53,3)
    He gave His back to the smithers, and His cheeks to them that plucked off
the hair: He hid not His face from shame and spitting.
                                            (lsaia, 50.6)

Traduzione
    Era disprezzato e reietto dagli uomini, uomo di dolori, esperto del dolore.
(lsaia, 53,3)
    Il suo dorso ha presentato alle percosse, e le sue guance a chi gli
strappava la barba, il suo volto non nascose ai vilipendi e agli sputi.
(lsaia, 50.6)

Commento
    E' il brano più lungo dell’oratorio. Molto bello, anche se triste, come
d'altronde impone il testo. Il  tempo è “largo". Quando la solista si ferma su
una lunga nota piuttosto bassa sta per finire la prima parte dell'a­ria,
relativa al primo dei due testi di Isaia. Segue un commento orchestrale e poi
inizia la seconda parte, sul secondo testo. L'atmosfera è diversa. Sempre
dolente, ma agitata e drammatica, grazie alle semicrome puntate e alle biscrome
degli archi. Ora la solista non si limita a lamentarsi, bensì, con un andamento
melodico che a poco a poco si solleva e poi si placa, sembra che protesti, sia
pure con rassegnazione. Poi c'è la ripeti­zione, della prima parte dell'a­ria,
secondo il tipico schema settecentesco dell'"aria con da capo".



23. Coro (1'49")

Testo
    Surely, He hath borne our griefs and carried our sorrows; He was wounded
for our Transgressions. He was bruised for our iniquities; the chastisement of
our peace was upon Him.
                            (Isaia, 53.4-5)

Traduzione
    In verità egli portava le nostre infermità, si era caricato dei nostri
dolori. Egli è stato trafitto per i nostri  misfatti, schiacciato per le nostre
iniquità: il castigo della nostra pace cadde su di lui.
(Isaia, 53.4-5)

Commento
    Il  carattere del pezzo è molto affine alla parte "agitata11 dell'aria
precedente. L'aspetto ritmico dell'accompagnamento è quasi identico. Il tempo è
“largo e staccato". E l'accompagnamento è qui forse quasi più importante della
melodia. La prima parte è tutta omofonica. Poi comincia una parte, sempre molto
dolente, un po' più polifonica, e piena di drammatiche dissonanze. Nell'ultima
frase note staccate ascendenti introducono un elemento di novità, senza
cambiare molto l'atmosfera dell'insieme del pezzo.

24. Coro (2'OO")

Testo
    And with His stripes we are healed.
            (Isaia, 53.5)

Traduzione
    E per le sue piaghe siamo stati guariti.
                            (Isaia, 53.5)

Commento
    Il testo è il seguito del testo precedente. Si tratta di una fuga in piena
regola, di carattere piuttosto arcaico. E' quasi un coro "a cappella” (senza
accompagnamento strumentale), nel senso che gli strumenti non fanno altro che
raddoppiare le singole voci del coro. Il “soggetto" (cioè, il primo tema) è
costituito da valori lunghi (prevalentemente semibrevi e minime), mentre il
“controsoggetto (cioè il secondo tema che si  intreccia con il primo cantato da
altre voci) è fatto soprattutto di valori più brevi, in questo caso semiminime.
    La conclusione è quasi inaspettata, purché arriva sulla dominante (do
maggiore) e non la tonica (fa minore), il che dà un senso di sospensione
giustificato dal fatto che il pezzo successivo, anco­ra un coro (e qui abbiamo
tre cori di seguito) è concepito come continuazione di questo.

25. Coro (3’ 58’’)

Testo
    All  we like sheep have gone astray, we have turned ev'ry one to his own
way; and the Lord hath laid on Him the iniquity of us all.)
                                            (Isaia,53.6)

Traduzione
    Tutti noi come pecore eravamo sbandati, ognuno sviato nel suo sentiero, ma
il Signore lasciò cadere su di lui le colpe di tutti noi.
(Isaia,53.6)

Commento
    Anche il testo è il seguito di quello precedente. E tornando alla tonalità
di fa (stavolta maggiore, non minore), si restaura la stabilità armonica
rispetto alla sospensione verificatasi alla conclusione del coro precedente.
    Per il resto, il carattere di questo brano è nettamente diverso da quello
del brano precedente. Gli elementi essenziali del pezzo sono cinque: 1) un tema
iniziale,  cantato omofonicamente, molto semplice, sulle parole “all we like
sheep"; 2) un secondo tema, che appare subito dopo, sulle parole "have gone
astray”, formato da crome che si accoppiano due a due e vogliono dare la
sensazione delle pecore che si sperdono(que­sto secondo tema viene cantato da
due voci alla volta, mentre il primo viene cantato da tutte e quattro le voci
insieme); 3) un terzo tema sulle parole "we have turned”, caratterizzato da
vocalizzi di semicrome e che danno la sensazione del vagare errabondo; 4) sulle
parole "we have turned" ad un certo punto appare una linea melodica diversa da
quella che all'i­nizio aveva accompagnato queste parole: quattro semplici note a
distanza di ottava: più una declamazione che una melodia; 5) sulle parole
"ev'ry one to his own way" le diverse voci, a volte due insieme, a volte una
sola, cantano una melodia cangiante, formata di crome,  spesso, ma non sempre,
quasi su una sola nota, insomma, come dice il testo ("ognuno per la propria
strada") ogni voce se ne va per conto suo, sola o accompagnata, cantando questo
o quello. 
Questi cinque elementi si combinano in modo molto variato. A circa 1'17" dall'inizio il tema 2), sulle parole "have gone astray", esibisce più chiaramente il proprio carattere descrittivo di pecore sban­date, in quanto viene cantato in modo incompleto, frammentario, da una voce per volta. Riappaiono subito dopo tutti gli altri temi. Sul tema 4) abbiamo poi una bella progressione ascendente ripartita tra le diverse voci. Poi, per la prima volta, stranamente, l'"ev'ry one to his own way" viene cantato in modo omofonico da tutte le quattro voci insieme (forse pur essendo ognuno andato per conto suo alla fine ci si è ritrovati tutti sulla stessa strada). Riprende subito l'andamento polifonico. Per un momento anche il vocalizzo sul "we have turned" viene cantato contemporaneamente a due note di  distanza da contralti e soprani. Di nuovo "ev'ry one to his own way, we have turned ev'ry one to his own way" viene cantato omofonicamente, sta­volta quasi a mo' di cadenza, lasciando presagire una conclusione, che però viene rimandata. Infatti (sulle parole dell'ultima frase del testo) interviene un nuovo tempo, "adagio", introdotto da un intervento solistico dei bassi, in do minore, molto bello e solenne, su cui si inseriscono le altre voci. Poi, finalmente, conclusione solenne e mesta, con cadenza che ritorna alla tonalità di fa minore con cui era parti­to il coro precedente che qui trova la sua definitiva conclu­sione.

26. Accompagnato (tenore) (O' 46")

Testo
    All they that see Him laugh Him to scorn; they shoot out their lips, and
shake their heads, saying:"
                                                (Salmi, 22.8)

Traduzione
    Quanti mi vedono mi scherniscono, torcono la bocca, scuotono il capo.
(Salmi, 22.8)

Commento
    La drammaticità della situazione viene resa dall’accompagnamento
strumentale, col ritmo nervoso delle semicrome e biscrome staccate degli archi. L’atmosfera è simile a quella del n.23 ("Surely") Su questo sfondo si
innesta una declamazione concitata del tenore che introduce il successivo coro.
27. Coro (2'25")

Testo
    He trusted in God that He would deliver Him, let Him deli­ver Him, if He
delight in Him.
                                            (Salmi, 22~9)

Traduzione
    Si è rivolto al Signore, egli lo liberi; lo scampi, se veramente gli vuol
bene.
(Salmi, 22~9)

Commento
    Il testo (che è la continuazione immediata di quello precedente) è
sarcastico. Nel Salmo è il giusto sofferente che cita la frase beffarda dei
suoi schernitori. Ma nella Passione di Matteo e Marco (Mt 27, 46 e Mc 15,34) la
frase viene ripresa a proposito di Gesù sulla croce che invoca suo padre.
    Anche per questo (dato che non si può dare un’espressività musicale
‘sincera’ a questo testo) Haendel (come in casi analoghi Bach) ricorre al
genere ‘asettico’ della fuga. E infatti qui abbiamo, come nel caso del n. 24,
una delle fughe più tradizionali dell’oratorio.
    Iniziano i bassi, che intonano il "soggetto",  seguiti dai tenori, mentre i
Bassi propongono il "controsoggetto". Vengono poi i contralti e per ultimi i
soprani. Poi si mette in evidenza una variante del controsoggetto (sulle parole
"let hìm deliver hìm", dalla forma di una semiscaletta discendente, che viene
più volte, con varianti, intonata alternativamente dalle diverse voci. Dopo
altre varianti, vocalizzi e altre squisitezze che appaiono in diversi strati
dello spettro sono­ro, si arriva alla conclusione quasi come con una brusca
frenata.

28.    Accompagnato (tenore o soprano) (1' 15")

Testo:
    Thy rebuke hath broken His hearth; He is full of heaviness. He looked  for
some to have pity on Him,  but there was no man, neither found He any to
comfort Him.
(Salmi, 69.21)

Traduzione
    L'umiliazione gli() ha spezzato il cuore e soffro, ha atteso chi lo
compatisse e non c'è stato, chi lo consolasse e non l'ha trovato.
(Salmi, 69.21)

Commento
    Comincia ora una serie crescente: ‘accompagnato’, ‘arioso’, ‘aria’: tre
pezzi consecutivi tutti affidati al basso. Il primo brano, l’‘accompagnato’ non
ha – per ovvi motivi, per non guastare l’effetto di intensificazione – le
caratteristiche di ‘arioso’ di altri ‘accompagnati’. La parte strumentale è
sommaria ed essenziale. Ma la declamazione è fortemente espressiva e ciò lo
rende diverso da un recitativo semplice. Un arioso, invece, viene subito dopo
(e ciò giustifica il fatto che questo accompagnato sia così sobrio).



29. Arioso (tenore o soprano) (1’ 28’’)

Testo:
    Behold and see if there be any sorrow like unto His sor­row'.
                                        (Lamentazioni di Geremia, 1.12)

Traduzione
    Guardate e vedete se c'è un dolore simile al dolore che gli venne
arrecato.
            (Lamentazioni di Geremia, 1.12)

Commento
    L’atmosfera generale, dolente e patetica, è la stessa che caratterizzava
l'accompagnato precedente. Lo stesso solista continua con il successivo

30. Accompagnato (tenore o soprano) (0’ 15")

Testo:
    He was cut  off out of the land of the living;  for  the transgressions of
Thy people was He stricken.
                                            (Isaia, 53.8)
Traduzione
    Fu tolto, sì, dalla terra dei vivi, e per i delitti del suo popolo fu
abbattuto.
(Isaia, 53.8)

Commento
    Lo stile resta lo stesso dei brani precedenti. Questo brevissimo recitativo
accompagnato serve a introdurre la seguente aria dello stesso solista.

31.    Aria (soprano o tenore) (2'30")

Testo:
    But thou didst not leave His soul in hell;  nor didst  Thou suf fer Thy
Holy Onet to see corruption.
                                            (Salmi,16. 10)

Traduzione
    Tu non abbandonerai l'anima. mia nello Sceòl, non permetterai che
veda la corruzione il tuo fedele.
(Salmi,16. 10)
Commento
    Ma dopo i brevi brani di intonazione patetica che abbiamo appena sentito,
questa aria, come suggerisce il testo, ci presenta una situazione più
fiduciosa. Lo si vede anche dalla tonalità (da quelle in minore dei pezzi
precedenti si è passati a la mag­giore). L'orchestra preannuncia la melodia
subito dopo ripresa dal solista. Poi la melodia viene variata, in modo da farne
quasi un'unica lunga frase, molto bella.

32. Coro (3’ 06’’)

Testo:
    Lift up your heads, O ye gates, and be ye lift up, everlasting doors: and
the King of Glory shall come in. Who is this King of Glory? The Lord strong and
mighty, the Lord mighty in battle. Lift up your heads, O ye gates, and-be ye
lift up, ye everìasting doors, and the King of Glory shall come in. Who is the
King of Glory? The Lord of Hosts, He is the King of Glory.
                                        (Salmi, 24.7-IO)

Traduzione
    Sollevate, o porte, le vostre architravi, apritevi, o porte eterne, deve
entrare il re della gloria. Chi è il re della glo­ria? Il Signore potente e
forte, il Signore forte in battaglia. Sollevate, o porte, le vostre architravi,
apritevi o porte eter­ne, deve entrare il re della gloria. Chi è il re della
gloria? Il Signore delle schiere, è lui il re della gloria!
(Salmi, 24.7-IO)

Commento
    Questo coro è a cinque voci, e non a quattro, come di soli­to. I soprani,
infatti, sono divisi in soprani primi e secondi. Dopo una breve introduzione
orchestrale, le voci femminili del coro cantano omofonicamente la prima frase.
I maschi rispondono con la seconda frase, che è una domanda. Le donne, di
nuovo, rispondono con la terza frase. Poi la cosa si ripete, con varianti. Ora
i contralti sono sempre presenti, una volta con i maschi e l'altra con le
femmine. Da notare il ritmo saltel­lante e gioioso sulle parole "and the King of
glory shall come in”. All’ultima battuta di questo duetto tra due sezioni del
coro, le voci più basse presentano l'ultima frase del testo, con un andamento
melodico un po’ diverso.
    Poi, sul ritmo un po' saltellante di "He is the King of glory”, le voci si
sparpagliano in modo polifonico. Questo tema si mescola con una declamazione,
che passa da una voce all'altra, sulle parole "the Lord oh hosts" (le voci
intanto sono tornate ad essere solo quattro, perché soprani primi e secondi
cantano di nuovo insieme). E' questa forse la parte più bella di questo brano. Poi la declamazione su "the Lord of hosts" prevale e rimane sola per
qualche battuta fino a che si torna alla parte polifonica di prima che ora,
all'inverso di quanto era accaduto prima, evolve verso l'omofonia. Poi è il
“the Lord of Hosts” ad essere ripreso, stavol­ta in modo polifonico. E il pezzo
si conclude con un nuovo passo omofonico e una cadenza plagale sulle parole "of
glory") che sembra piuttosto in contrasto con lo stile per nulla arcaico
dell'intero pezzo.

33. Aria (basso o contralto) ((2'48")
   
    Testo
    Thou art gone up on high, Thou hast led captivity captive, and received
gifts for men, yea, even for Thine enmies, that the Lord God might dwell among
them.
                                            (Salmi, 88.19)

Traduzione
    Tu sei salito in alto, hai fatto dei prigionieri, hai accet­tato doni dagli
uomini: anche i ribelli dimoreranno presso il Signore Iddio.
(Salmi, 88.19)
Commento
    Aria dolente, discorsiva e ricca di vocalizzi e di virtuosismi. Una stessa
melodia viene ripresa più volte e sviluppata con numerose varianti.





34. Coro (1'06")

Testo
    The Lord gave the word; great was the company of the preachers.­
                                            (Salmi, 68.12)

Traduzione
    Il  Signore ne ha dato la nuova, le annunziatrici  di  cose lieti sono una
gran schiera.
 (Salmi, 68.12)

Commento
    Tenori e bassi declamano le prime parole, con cinque sole note, una per
sillaba ("The Lord, gave the word”), come squilli di tromba. Tutte le voci
rispondono con il resto del testo.  La caratteristica di questo coro è
l'alternanza di tre elementi: 1) le cinque note dell'annuncio, che più avanti
vengono ripresentate dalle voci femminili; 2) l'elemento omofonico dell'inizio
della seconda semifrase; 3) ma l’elemento più interessante è il vocalizzo
isterico sulla parola "company", pronunciato alternati­vamente dalle diverse
voci e che vuole dare l'idea dell'intenso chiaccherare della gente. L'effetto
viene reso dal fatto che i vocalizzi qui sono diversi da quelli soliti: qui
sono costruiti come una specie di trillo.

35. Aria (soprano) (4'52")

Testo
    How beautiful are the feet of them that preach the gospel of peace,
and bring glad tidings of good things.
                                            (Isaia, 52.7)
    Their sound is gone out into all lands, and their words unto the ends of
the world.
                                            (Salmi, 19.5)

Traduzione
    Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annun­zia la pace, che
Porta lieto messaggio.
(Isaia, 52.7)
    Per tutta la terra si spande la loro armonia, sino ai confi­ni del mondo i
Loro accenti.
(Salmi, 19.5)

Commento
    Aria abbastanza bella, dolce e carezzevole. Il suo carattere cullante è
dato – come in altri casi – dal ritmo di 12/8 della ‘siciliana’. L’accompagnamento è discreto (violini e 2 fagotti), ma presente. Quando la
solista tace, il violino continua e sviluppa il  canto.

36. Aria (basso) (2'40")

Testo
    Why do the nations so furiously rage together,  why do the people imagine a
vain thing? The kings of the earth rise up, and the rulers take counsel
together against the Lord and against His anointed.)
                                            (Salmi, 2.1-2)



Traduzione
    Perché mai tumultuano le genti e le nazioni ordiscono trame fallaci?
Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e
il suo Unto.
(Salmi, 2.1-2)

Commento
    E una delle più belle delle arie per basso dell'oratorio. Accompagnamento
concitato di note ribattute che introduce il solista. Vigorosa melodia
ascendente del basso, che esprime il ‘tumulto’ delle genti cui allude il testo.
Gli insistiti vocalizzi di terzine fiammeggianti alludono alla ‘furia’
(‘furiosly’) della rabbia che qui viene descritta.

37. Coro (1'46")

Testo
    Let us break their bonds asunder, and cast away their yokes from us.
        (Salmi, 2.3)
Traduzione
    Spezziamo le loro catene, gettiamo lontano da noi i loro legami.
(Salmi, 2.3)

Commento
    Coro tutto polifonico, salvo le ultime tre battute. Tenori e soprani
cominciano a un solo tempo di distanza, sulle stesse note; poi bassi e
contralti sopraggiungono con la melodia una quinta più in basso. Il primo tema
è composto da crome che scendono come saltando giù per una scalinata. Il
secondo tema è invece formato da tre semiminime discendenti seguite da una
sincope e un veloce vocalizzo. I due elementi all'inizio sono separati, poi si
mescolano tra loro e con un terzo elemento piuttosto declamatorio e melodico.
.
Recitativo (tenore) (0' 13")

Testo:
    He that dwelleth in heaven shall laugh them to scorn, the Lord shall have
them in derision.
                                            (Salmi, 2.4)

Traduzione
    Ma colui che sta nei cieli ride, si fa beffe di essi il Signore.
(Salmi, 2.4)

39. Aria (tenore) (2’ 00’’)

Testo:
    Thou shalt break them with a rod of iron.  Thou shalt  dash them in pieces
like a potter's vessel.
                                            (Salmi, 2.9)

Traduzione
    Li opprimerai con scettro di ferro e come vasi di creta li spezzerai
(Salmi, 2.9)

Commento
    L'accompagnamento, con la suo ossessivo disegno di quartine di semicrome e
crome puntate, allude all'atto di ‘spezzare’. Invece la melodia del solista ha
carattere diverso, ma coerente con l’andamento aggressivo dell’insieme.
40. Coro (3’33’’)


Testo
    Hallelujah, for the Lord God Omnipotent reigneth! (Apocalisse, 19.6)
       The Kingdom of this worid is become the Kingdom of our Lord and of
His  Christ, and He shall reign for ever and ever. (Apocalisse, 11.15)
    King of Kings and Lord of Lords. (Apocalisse, 19. 16)

Traduzione
    Alleluia. Poiché ha preso possesso del regno il Signore, nostro Dio,
l'Onnipotente. (Apocalisse, 19.6)
    Il  regno del  mondo è passato al nostro Signor. e al  suo Cristo ed egli
regnerà per i secoli dei secoli. (Apocalisse, 11.15)
Re dei re e Signore dei signori. (Apocalisse, 19. 16)   
   
    Commento
    In questo famosissimo brano, che conclude la seconda parte, si possono
    distinguere i seguenti 5 elementi:
    1) la melodia famosissima sulla parola "Alleluia";
 2) una seconda melodia su "for the Lord God omnipotent reigneth'”;
    3) un altro tema, più raccolto, dalla linea discendente,
    semplice, sulle parole "The Kingdom of this world is become"; 
       4) un fugato sulle parole “And He shall reign for ever and ever".
     5) una declamazione su "King of Kings, and Lord of Lords".
        Dopo una brevissima introduzione orchestrale, compare il primo tema, interessante più per il modo in cui viene sviluppato che per il suo proprio disegno. Poi appare, proposto dalle tre voci più basse del coro (e in seguito ripreso dai soprani) il secondo tema (“For the Lord God omnipotent”) che si intreccia con innumerevoli ripetizioni dello slogan principale (“allelujah”). I due elementi si alternano e poi si sovrappongono in una fitta rete polifonica, con le diverse voci che si scambiano le due melodie. 
        Una sola battuta di orchestra introduce poi il terzo tema, omofonico, più calmo. Ma subito dopo comincia il fugato sul quarto tema ("and He shall reign"). Dopo qualche secondo, le voci femminili intonano una declamazione sulle parole “King of Kings", ferme sulla stessa nota. Le voci maschili  vi contrappongono il "for ever and ever", e l'"Alleluia".    
        A questo punto le cose si stanno facendo interessanti. La declamazione dei soprani (ora sulle parole “and Lord of Lords”) prima si ripete identica, poi si sposta tre note più su. Comincia una bellissima progressione ascendente con i soprani che si arrampicano audacemente verso il più alto dei cieli, mentre le voci maschili, come presaghi di una ardua salita che sta per prepararsi, si accomodano un po' più in basso, per poter meglio salire dopo. Quando i soprani sono arrivati in cima alla vetta, per un momento anche le altre voci possono cantare a voce spiegata il loro "King of Kings and Lord of Lords" prima riservato solo ai soprani. Ma il loro riposo, il loro sguardo al panorama è breve: la nuova piattaforma di lancio serve ai bassi per rilanciare il fugato sulle parole "and he shall reign ..." (cioè sul quarto degli elementi elencati sopra). Dopo poche battute di fugato sono stavolta i maschi a riprendere la declamazione "King of Kings, and Lord of Lords", che in questo grandioso finale si mescola sia con l’Alleluia”, sia col "for ever",  sia con una ripresa del tema di fuga "and He shall reign". Quattro concitate ripetizione del tema di "Halleluia", condite con svettamenti di trombe e rullìo di timpani, precedono la conclusione con cadenza plagale.

FINE DELLA SECONDA PARTE
PARTE TERZA

41. Aria (soprano) (5’ 07’’)
    Testo:
    I know that my Redeemer liveth, and that He shall stand at the latter day
upon the earth. And tho' worms destroy this body, yet in my flesh shall I
see God.
                                  (Giobbe, 19.28)
       For now is Christ risen from the dead, the first fruits of them that sleep.
    (Prima epistola ai Corinzi, 15.20)

     Traduzione
    Allora saprò che il mio redentore vive, e in ultimo sulla mia polvere
sorgerà. Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò
Dio.
                                      (Giobbe, 19.28)
    Ma ora Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
(Prima epistola ai Corinzi, 15.20)

Commento
    L’introduzione strumentale (violini e fagotti) a questa bella aria ha un
po’ l’aspetto solenne e sostenuto di una specie di piccola ‘ouverture’, anche
se non si tratta di altro che di un’anticipazione della melodia dell’aria della
solista. Quando entra in scena la soprano il grosso dell’orchestra tace (salvo
quando la solista soprano si sofferma su una nota lunga) e lascia il posto al
solo basso continuo. Questa alternanza tra basso continuo più soprano e
orchestra d’archi si riproduce diverse volte, con la bella melodia che viene
riccamente variata. Verso la fine, sulle parole “of them that sleep”, la
riflessione si fa più raccolta ed intima, sullo sfondo dell’accompagnamento
tremolante basato su crome puntate e semicrome in una specie di lento trillo,
che caratterizza tutto il brano.

42. Coro (2’ 08’’)

    Testo
    Since by man carne death,  by man carne also the resurrection of the dead.
For as in Adam all die, even so in Christ shall all be made alive.
(Prima epistola ai Corinzi, 15.21-22)

     Traduzione
    Poiché,  come per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo
di un uomo è venuta la resurrezione dei morti. E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti saranno vivificati in Cristo.
(Prima epistola ai Corinzi, 15.21-22)

    Commento
    Il testo (che è la continuazione di quello dell'aria prece­dente) è
   composto di due frasi, formate a loro volta da due semifrasi. Ogni volta la 
   prima semifrase è triste perché parla di morte), mentre la seconda è gioiosa
   (parla di resurrezione). Ciò si rispecchia esattamente nell'andamento musicale.
   Il brano – in corrispondenza di queste quattro semifrasi - è composto di quattro
   brevi parti, con le seguenti indicazioni: grave – allegro - grave – allegro. Le
   due parti “gravi" hanno l'aspetto di un corale, e mancano anche di
   accompagnamento orchestrale, come, del resto, di solito avviene in Haendel
   quando si parla di morte. Si tratta, cioè, di un brano a cappella'8. Le due parti
   "allegre” invece hanno accompagnamento orchestrale e hanno una certa somiglianza
   con il “et resurrexit” del “Credo” della Messa in si minore di Bach. Notare, in
   partico­lare,  le belle armonie delle due parti lente, che, sono, ovviamente, in
   modo minore.

43. Accompagnato (basso) (0'27")

    Testo:
    Behold,  I tell you a mistery;  we shall not all sleep, but we shall all be
changed in a moment, in the twinklìng of an eye, at the last trumpet.
(Prima epistola ai Corinzi, 15.51-52)

     Traduzione
    Ecco che io vi annunzio un mistero: Tutti, certo, non morremo, ma  tutti
Saremo trasformati, in un attimo, in un batter d'occhi, al suono dell'ultima
tromba.
(Prima epistola ai Corinzi, 15.51-52)

    Commento
    In realtà questo accompagnato ha l'aspetto di un normale recitativo.
    L'accompagnamento somiglia a quello tipico del basso continuo, solo che lo fanno anche gli archi.

44. Aria (basso) (8’ 38’’)

    Testo
    The trumpet  shall sound,  and the dead shall  be rais'd incorruptible,
and we shall be chang'd. For this corruptible must put on incorruption, and
this mortal must put on immortality.
                        (Prima epistola ai Corinzi, 15.52-53)

    Traduzione
    Suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e noi
saremo trasformati.  E' necessario infatti che questo essere corruttibile si
rivesta d'incorruzione e che questo essere mortale si rivesta d'immortalità.
(Prima epistola ai Corinzi, 15. 52-53)

    Commento
    Il testo è la continuazione di quello del brano precedente. Le trombe, a
cui si accenna alla fine del testo dell'accompagnato, compaiono subito,
all'inizio dell'aria. L'indicazione di tempo è "pomposo, ma non allegro". E'
un'aria molto bella, sicuramente la più bella di quelle per basso. E' anche una
delle più lunghe (la seconda per  lunghezza), ma ne vale la pena. Si comincia
con un ritmo puntato, che ricorda quello delle ouverture "alla francese”. Poi,
per qualche battuta, la tromba si trova da sola con il basso continuo. Con il
rientro del resto dell'orchestra attacca quindi il soli­sta, con un canto
aggressivo e declamatorio a cui segue un disegno di crome analogo a quello
eseguito prima dalla tromba, sulla parola "chang'd" (perché la mobilità delle
crome può essere sentita come un’allusione al "cambiamento"). Più avanti la
stessa parola "chang'd'” viene cantata sempre con crome,  ma stavolta puntate,
il che movimenta ancora di più la situazione, anche se la velocità è
relativamente lenta. Una "cadenza evitata" crea un momento di pausa (in
"adagio"), dopo di che riprende il tempo precedente, con un nuovo brano solo
orchestrale con nuovo protagonismo della tromba. Il solista poi riprende a
cantare una seconda parte della melodia, sulla seconda parte del testo.
    Ora l'andamento è meno ‘pomposo’ e un po' più "riflessivo", come si addice
ad un testo che più teologico di cosi non si può. Parlando della questione del
rapporto tra "mortale" e "immortale", la melodia fa alcune contorsioni
acrobatiche, proprio da teologi bizantini, oltre che lunghi vocalizzi che
menano il can per l'aia sulla parola "immortality" (forse anche perché
l'immortalità è lo dice la parola stessa - lunga). Su questa stessa parola, un
nuovo "adagio" introduce il "da capo", con ripetizione della prima parte
dell'aria. 

45.    Recitativo (contralto) (0,15")

Testo
    Then shall be brought to pass the saying that Is ~ritten, death is
swallow’d' up in victory.
                            (Prima epistola ai Corinzi, 15.54)

Traduzione
    Allora si  compirà la parola che fu scritta:  "La morte è stata assorbita
dalla vittoria".
(Prima epistola ai Corinzi, 15.54)

46. Duetto (contralto e tenore) (1' 54")

Testo
    O death, where is thy sting? O grave, wh.re Is the victory? The sting of
death is sin, and the strength of sin Is he law.)
                        (Prima epistola ai Coririzi, 15.55-56)

Traduzione
    O morte,  dov'è il tuo pungiglione? O morte,  dov'è la tua vittoria? Il
pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.
(Prima epistola ai Coririzi, 15.55-56)

Commento
    Il  testo è la continuazione dei due precedenti. Questo è l'unico duetto di
tutto l'oratorio. I solisti sono accompagnati dal solo basso continuo, che con
il suo ritmo ‘ostinato’ di crome, determina la scorrevolezza del canto, che
parla di morte, ma per dire che essa non ci fa paura. Il tono generale, quindi,
è piuttosto leggero e ottimista. Le due voci si inseguono a canone ad un
intervallo di quarta. Come succede di solito nei duetti, in certi momenti i due
cantanti si incontrano su qualche battuta omofonica, per poi tornare ad
allontanarsi l’uno dall’altro in un piacevole gioco a rimpiattino. Il duetto è
seguito da un coro che elabora la stessa melodia, che però non sarà eseguita
nella nostra esecuzione.



47. Aria (soprano) (4,39")

Testo
    If God be for us, who can be against us? Who shall lay anything to
the charge of God's elect? It is God that justifieth; who is he that
condemneth? It is Christ that died, yea rather, that is risen again, who is at
the right hand of God, who maketh intercession for us.
                            (Epistola ai Romani, 8.33-34)

Traduzione
    Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio che li giustifica? Chi li condannerà?
Cristo Gesù che è morto e più ancora è risuscitato, siede alla destra di Dio e
intercede a nostro favore?
                   (Epistola ai Romani, 8.33-34)

Commento
    Bella introduzione strumentale. Bella alternanza della melodia tra
strumenti e solista, quasi fosse un duetto. Spesso l’orchestra ripete la fine
della frase della solista come ‘in eco’. La melodia viene sviluppata e variata
secondo la sua logica interna, ma in qualche punto viene anche piegata
all’espressione del contenuto del testo, come quando si menziona “Cristo che è
morto” (frase commentata da poche note più meste dei violini), mentre subito
dopo l’affermazione “è risuscitato” non a caso è cantata su un disegno
ascendente. Alla fine tre battute di "adagio" e poi conclusione solamente
strumen­tale. Siamo quasi arrivati alla fine. Ora la parola è al solo coro.

48. Coro (3' 33")

Testo:
    Worthy is the Lamb that was slain, and hath redeemed us to God by His
blood, to receive power, and riches, and wisdom, and strength, and honour, and
glory and blessing.  Blessing and honour, glory and power be unto Him, that
sitteth upon the throne, and unto the Lamb, for ever and ever.
                    (Apocalisse, 5. 9, 12-13)

Traduzione
    Degno è l'agnello immolato di ricevere la potenza, la ric­chezza, la
saggezza, la forza, l'onore, la gloria e la lode. A colui che siede sul trono,
così come all’agnello, la lode, l'onore, la gloria e la potenza nei secoli dei
secoli.
                    (Apocalisse, 5. 9, 12-13)

Commento
        Il  brano si compone di due parti chiaramente distinguibili. La prima, a
sua volta si divide in quattro parti: in tutto abbiamo quindi cinque sezioni,
caratterizzate da diverse indicazioni di tempo: 1) largo; 2) andante; 3) largo;
4) andante (questi quattro brani formano la prima parte "grande", che
corrisponde ad uno schema simile a quello del n.44 (due tempi veloci alternati
a due tempi lenti). Poi viene 5) (cioè la seconda parte "grande") che è un
"larghetto", che in realtà sembra un tempo piuttosto veloce, per la prevalenza
di valori brevi (crome e semicrome).
    Il primo largo (sul testo “Worthy is the Lamb that was slain, and hath
redeemed us to God by His blood”) ha un andamento di corale (anche se non è un
corale vero e proprio), come i due "grave" del n. 44. Qui però il coro non è "a
cappella": l'accompagnamento strumentale c'è. Notare le belle armonie.
    Il successivo andante (che però sembra quasi "allegro) è caratte­rizzato da
crome un po' declamatorie ed effettua (sul testo che va da "to receive" a
"blessing") una modulazione da re maggiore a la maggiore.  Sulla nuova tonalità
parte il nuovo "largo" con la continuazione della melodia del "largo"
precedente, e sullo stesso testo. E di nuovo su "to receive ..." riparte
l'andante un po' movimentato, simile a quello precedente, ma su note diverse.
    Sulla dominante (la maggiore) parte poi il 5) (o la seconda parte "grande"
del pezzo). La sua caratteristica è un disegno piutto­sto strano con cui partono
insieme bassi e tenori, con ben nove ‘re’ consecutivi sulle parole "Blessing
and honour, glory," ecc.). Si tratta, cioè, di una frase di per sè ben poco
melodica, ma la bellezza sta nel modo in cui il tema viene trattato. Lo stesso
tema viene poi ripreso dai soprani. C’è un interessante sviluppo con
ripetizioni e variazioni di questo tema, che si mescola con altri elemen­ti
melodici ed ornamentali, con forte predominanza dell'aspetto polifonico. A un
certo punto questa frase ce l'hanno tutte le voci  tranne i bassi e poi (mentre
entrano in scena i timpani) tutte le voci tranne i soprani.  Appaiono a questo
punto degli elementi declamatori  quasi "gridati" sulle parole "blessing",
"honour”. Nuovo sviluppo polifonico e si va verso il finale caratterizzato da
rapide, ornamentali e tipicamente barocche scalette di semicrome discendenti
sulle parole "for ever".  Si finisce ancora in la maggiore, ma ricordiamoci che
la tonalità iniziale di questo numero era re maggiore. Si sente quindi che c'è
qualche conto in sospeso e a regolarlo provvede il successivo e ultimo tempo,
che costituisce un tutt'uno col precedente e che rimette le cose a posto,
cominciando in re maggiore.

49. Coro (3' 09')

   Testo
Amen
.
Commento
    E' la fuga più lunga dell'oratorio, e, forse, la più "bachiana'. Il tema è
adatto ad una fuga di questo genere: abbastanza ampio (5 battute) e abbastanza
melodico. Ma, come di solito avviene nelle fughe, la bellezza non sta tanto nel
tema quanto nel modo in cui viene elaborato. Iniziano i bassi enunciando il
soggetto". Quando entrano i tenori, i bassi vanno avanti col "controsoggetto"
e questo schema continua con l'entrata delle voci successive (nel­l'ordine,
contralti  e per ultimi i soprani).
    Poi, per qualche battuta, sono i violini a proseguire la fuga da soli.
Rientra poi, di colpo, il coro completo. Altre due battute per i violini da
soli e poi comincia la parte più polifonicamente intrecciata. La bellezza di
questa parte sta proprio nel turbinio delle linee che si intersecano.
L'intervento delle trombe annuncia che si sta arrivando al finale, come si
capisce anche da un lungo "pedale" (nota lunga tenuta, che sostiene l'armonia)
dei bassi. Le voci si ritrovano quasi miracolosamente insieme e cadenza finale,
in "adagio".

FINE

2 commenti:

  1. Grazie per questo post.
    Mi è molto utile leggere e approfondire; soprattutto perché dovrei cantare la parte del soprano nelle sue tre arie più famose.
    Speriamo che per il concerto vada tutto bene :)

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  2. Ottimo lavoro, non è mai abbastanza quello che si conosce del Messiah. Anche questo è un ottimo contributo.
    Grazie a chi l'ha realizzato.

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